A
CHIETI
Abbazia
di San Giovanni in Venere
Lungo il litorale del meridione abruzzese, poco prima di
giungere alle alte coste di Vasto, su una collina affacciata
verso il mare si trova un autentico capolavoro
dell’architettura sacra medievale di questa regione:
l’abbazia di San Giovanni in Venere. La prima suggestione,
salendo dalla litoranea all’altezza di Fossacesia verso il
“promontorio di Venere”, è data dalla sua posizione che
permette allo sguardo di spaziare dagli ulivi fino
all’orizzonte, attraverso il mare aperto che qui forma una
sorta di golfo. Come ricorda il nome, l’abbazia venne
costruita tra il VI e l’VIII secolo su un più antico tempio
pagano dedicato a Venere Conciliatrice, del quale però non
restano più tracce. Attorno al 1015 la chiesa originaria
venne ampliata e fu costruito il monastero. Poi una seconda
fase edilizia, ultimata nel 1120, portò la chiesa
all’attuale struttura derivata imitando quella di
Montecassino. Una terza fase, promossa dall’abate Oderisio
II, portò alla sopraelevazione del piano dove si trova
l’altare, detto tecnicamente presbiterio, e alla copertura
delle navate con le volte, secondo un’impostazione tipica
delle chiese Cistercensi (1165-1204). Ma l’ultimazione della
chiesa arriverà, tra alterne vicende, soltanto con l’abate
Guglielmo II nel 1344. L’interno attuale è a tre navate
separate da due file di cinque pilastri con la sezione a
forma di croce, su cui poggiano gli archi. Le sottili
semicolonne pensili che si vedono ancora oggi sulle pareti
della navata centrale danno la prova dell’esistenza di
un’originaria copertura a volta, che doveva appunto poggiare
su questi elementi verticali, anche se già nel corso del
‘600 le volte risultavano sostituite da travature lignee,
probabilmente distrutte a seguito del terremoto del 1456 o
al più di quello del 1627 (anche attualmente la copertura è
a capriate con travi di legno). Attraverso un arco si accede
al presbiterio rialzato, coperto con volte a crociera. Al di
sotto si trova l’ampia e suggestiva cripta, a pianta
rettangolare con tre absidi.
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Non sfuggirà la presenza, lungo tutto il suo perimetro, di
un sedile in pietra addossato alle pareti e destinato alla
seduta dei monaci, ma che ha anche funzione di base di
appoggio delle semicolonne attaccate alle pareti. Le
colonne, che formano cinque navate di differente ampiezza,
sono tutti elementi architettonici di reimpiego provenienti
dalla demolizione dell’antico tempio pagano. Nella cripta si
concentrano tutte le pitture della chiesa, rappresentate da
affreschi risalenti ad epoche diverse: nell’abside centrale
si sviluppa il più antico, raffigurante Cristo benedicente
nella cosiddetta “mandorla” con in mano il Vangelo, ai lati
San Giovanni Battista e San Benedetto, e ai piedi di questi
è il monaco Provenzanus, in funzione di committente. Nella
stessa abside vi è un pannello perfettamente conservato, con
la Madonna e il Bambino in trono, affiancata da San Michele
Arcangelo e San Nicola; precedentemente attribuito a Luca da
Pollutri alla data del 1190, è in realtà da datarsi
all’ultimo quarto del Duecento. Le volte delle due absidi
laterali sono decorate con altri affreschi, più tardi e
risalenti alla fine del XIII secolo: uno con Cristo in trono
e i santi Vito e Filippo, l’altro più articolato, con Cristo
al centro circondato dai santi Giovanni Battista, Giovanni
Evangelista, Pietro e Paolo.
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Se la decorazione della cripta è affidata alla pittura, la
scultura domina nel complesso portale della facciata, detto
“Portale della Luna”. Nelle lastre scolpite che
fiancheggiano gli stipiti di marmo si sviluppa un racconto
per figure incentrato sulla vita di San Giovanni Battista, a
cui è dedicata la chiesa. Nella parte sinistra si
sovrappongono gli episodi di Giovanni e i Farisei,
l’Annuncio alla Vergine e la Visitazione; nella parte destra
l’Imposizione del nome e la Circoncisione del Battista, e in
basso l’Annuncio dell’Angelo a Zaccaria. Ancora più sotto
l’episodio biblico di Daniele nella fossa dei leoni.
La composizione scultorea, vicina per stile ai bassorilievi
di San Zeno a Verona, deve essere stata realizzata entro il
XII secolo, ed è pertanto antecedente al portale, che fu
ampliato negli anni tra il 1225 e il 1230. I due portali
sulle pareti laterali, che conducono alle navate sinistra e
destra, presentano tra loro diverse analogie. Quello di
sinistra risulta, da un’iscrizione, costruito nel 1204 da un
tal “maestro Alessandro”, mentre quello di destra è
precedente e contemporaneo al Portale della Luna. Nella
lunetta si trovano la statua di S. Michele Arcangelo e
quella, monca, di una Madonna con Bambino. Sul fianco
nord-est della chiesa si apre un ampio chiostro con un
portico su tre lati. Tutt’ora curatissimo dai monaci, è
attualmente sistemato a lussureggiante giardino
mediterraneo, caratterizzato da una grande varietà di piante
tra cui non mancano i cipressi e le palme.
Continua>>>>
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